Forse non tutti sanno che le orchidee si possono trovare spontanee anche in natura.

A differenza di quelle coltivate in serra, che di solito hanno origini tropicali, le orchidee spontanee sono più piccole, ma sempre molto particolari e con molti più fiori.

Sono presenti in tutto il mondo ad eccezione dell’Antartide. La maggior parte delle specie è originaria delle zone tropicali di AsiaAmerica centrale Sudamerica; solo il 15% di esse cresce spontaneamente nelle zone temperate e fredde.

In Italia ne esistono circa 190 specie diverse. Possiamo osservarle in tutte le regioni, dal livello del mare fino ai 2.500 metri, e in quasi tutte le stagioni. Questa grande variabilità è legata non solo alla specie, ma anche alla latitudine e alla quota, infatti la stessa specie può fiorire in periodi diversi, a seconda che ci si trovi al nord o sud Italia.

Nonostante la loro capacità di adattamento, le orchidee spontanee sono sempre più rare e in via di estinzione e perciò protette a livello internazionale dalla Legge 150/1992, il che significa che è vietato raccoglierle!

Uno dei motivi principali della loro rarità, è che sono in grado di germinare solo in presenza di un fungo simbionte.
Il frutto delle orchidee, infatti, è una capsula contenente tanti semi molto piccoli. Questi sono privi di sostanze di riserva e vengono trasportati dal vento anche molto lontano dalla pianta madre. Per germinare devono trovare nel terreno un fungo particolare che, fornendogli le sostanze necessarie alla crescita, permetta lo sviluppo dell’embrione.
La simbiosi con il fungo terminerà con l’avvio della fotosintesi, che potrà avvenire anche molti anni dopo la germinazione del seme. Mentre in quelle specie che non fanno la fotosintesi clorofilliana, come la Neottia nidus-avis, questa dipendenza dal fungo simbionte si manterrà per tutta l’esistenza.


Un’altra caratteristica che rende le orchidee selvatiche rare, è legata alla riproduzione. Infatti, il polline non si presenta sotto forma di polvere, ma è addensato in piccole masserelle che risultano troppo pesanti per essere trasportate dal vento e così l’unico modo che hanno queste piante di riprodursi è affidato completamente agli insetti.

Solitamente i fiori sono costituiti da sei parti, tre sepali esterni e tre petali interni, e quasi tutti i fiori di orchidea al momento dello sviluppo compiono una torsione di 180°, così che il petalo posteriore diviene inferiore e il sepalo anteriore diviene superiore.

I sepali e i petali laterali sono quasi sempre uguali tra di loro, mentre il petalo centrale, che viene chiamato labello, è sempre diverso ed è generalmente la parte più vistosa e caratteristica del fiore, legata al sistema di riproduzione.

L’impollinazione affidata agli insetti viene detta entomofila e la maggior parte degli insetti pronubi, cioè impollinatori, delle orchidee appartengono all’ordine degli Imenotteri.

Le orchidee hanno adottato un numero elevatissimo di stratagemmi per attirare i pronubi ed assicurare la riproduzione della specie. Gli insetti impollinatori possono essere attratti con tre differenti meccanismi:

  • attrazione alimentare: è il meccanismo messo in atto dalle specie in grado di produrre il nettare, ricco di sostanze zuccherine, molto appetibili per gli insetti;  il prelievo del nettare porta l’insetto a contatto con le masse polliniche, che aderiscono al corpo dell’insetto mediante specifici organi adesivi;
  • mimetismo: è il meccanismo messo in atto dalle cosiddette “orchidee ingannevoli“, specie non nettarifere, che attraggono gli insetti in due modi: o grazie a un’apparenza del fiore simile a quella di specie nettarifere, o grazie a un aspetto del labello che per forma, colore e pelosità ricorda la femmina dell’insetto impollinatore (meccanismo attuato da molte specie del genere Ophrys). Le specie che utilizzano quest’ultimo tipo di mimetismo producono spesso feromoni simili a quelli emessi dalle femmine dell’insetto impollinatore, inducendo il maschio a un tentativo di accoppiamento definito “pseudo-copulazione” e nel far ciò l’insetto entra in contatto con il polline;
  • trappola di odori: è il meccanismo mediante il quale gli insetti vengono attratti nel fondo del labello a forma di tasca grazie a particolari sostanze profumate; nel tentativo di uscire dalla tasca il corpo degli insetti si cosparge di polline vischioso.

Infine, è possibile incontrare anche delle variazioni cromatiche del fiore rispetto alla colorazione comune.

Nelle orchidee sono infatti frequenti casi di individui decolorati o, per contro, con colori più intensi di quelli usuali.
Nel primo caso si parla di
albinismo (o ipocromia), un fenomeno dovuto ad un processo biochimico che inibisce la produzione dei pigmenti colorati. Talvolta le forme ipocromatiche assumono colorazione verdastra e in questo caso si parla di forme cloranthe.

Nel secondo caso ci si riferisce all’ipercromia, fenomeno opposto, in cui si ha una superproduzione degli stessi pigmenti.

In Italia, il periodo migliore per osservare le orchidee spontanee è il mese di maggio, in cui si ha l’apice della fioritura.

Buona ricerca!